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Ven, Apr
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La Commissione UE ha presentato il Green deal europeo, tabella di marcia con azioni per stimolare l’uso efficiente delle risorse, grazie al passaggio a un’economia circolare e pulita, arrestare i cambiamenti climatici, mettere fine alla perdita di biodiversità e ridurre l’inquinamento.

È così che ci auguriamo si sciolgano certe proposte che abbiamo ascoltato stupiti, augurandoci che le conseguenze di questo surriscaldamento possano alimentare un po’ di sano ambientalismo e di certo non le scelte per un Green New Deal che medita il Governo.

L’anno si apre con un provvedimento parziale e poco incisivo. Considerazione, questa, difficilmente attaccabile. L’auto ecologica, intesa come concetto, si è vista recapitare un provvedimento di incentivazione che per varie ragioni non può che essere irrilevante.

Sul parco circolante – presente e futuro – si reggono i bilanci degli Stati. Non è un’affermazione assurda: secondo le elaborazioni Acea, Associazione europea dei costruttori di automobili, nell’Europa a 15 (Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo, Spagna, Svezia e Regno Unito, escludendo cioè i paesi entrati dopo il 1995) la tassazione sui veicoli a motore vale 413 miliardi di euro all’anno, circa tre volte il bilancio totale della UE. 

Il 2017 sta finendo. La XVII legislatura si avvia al termine. La conferenza sul clima di Bonn (Cop 23) si è svolta un po’ in sordina, senza aggiornamenti clamorosi. Lo smog attanaglia le nostre città. L’Europa chiede nuovi obiettivi di riduzione delle emissioni, che comporteranno impegno e investimenti da parte dell’industria. 

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