L’8 novembre la Commissione europea ha presentato un pacchetto mobilità nel quale propone obiettivi più ambiziosi per le emissioni medie di CO2 del nuovo parco autovetture e veicoli leggeri della UE per accelerare la transizione ai veicoli a basse e zero emissioni.
L’intento è quello di fornire un ulteriore strumento per il raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi e, al contempo, rafforzare la leadership mondiale dell’Unione per i veicoli puliti.
In pratica la Commissione propone che i target di emissioni CO2 che devono essere rispettati dai costruttori siano ridotti del 30% entro il 2030 e del 15% entro il 2025 (rispetto agli obiettivi al 2021: 95 g CO2/Km per auto passeggeri e 147 g CO2/Km per veicoli commerciali leggeri), con meccanismi premianti per i costruttori che immetteranno sul mercato veicoli con emissioni sotto i 50 grammi per Km.
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Il pacchetto comprende inoltre una direttiva che promuove soluzioni per una mobilità pulita negli appalti pubblici; un piano di azione e soluzioni di investimento per la diffusione a livello transeuropeo di un’infrastruttura per i combustibili alternativi, con l’obiettivo di accrescere il livello di ambizione dei piani nazionali; la revisione della direttiva sui trasporti combinati, che promuove l’uso combinato di diversi modi di trasporto delle merci (ad es. Tir e treni); la direttiva sui servizi di trasporto passeggeri effettuati con autobus, che incoraggia lo sviluppo di collegamenti su lunghe percorrenze; un’iniziativa sulle batterie con obiettivi di politica industriale affinché veicoli e altre soluzioni di mobilità del domani siano concepiti e prodotti nell’UE.
La gara mondiale per lo sviluppo di auto pulite è stata avviata – ha dichiarato Miguel Arias Cañete, commissario per l’azione per il clima e l’energia – e non si può fermare. L’Europa deve però mettersi al passo se vuole condurre e guidare questo cambiamento globale. Oggi investiamo nell’Europa e tagliamo l’inquinamento per rispettare l’impegno preso con l’accordo di Parigi di ridurre le emissioni di almeno il 40% entro il 2030.
Per Violeta Bulc, commissaria per i trasporti, con questo pacchetto la Commissione interviene in maniera decisiva per rispondere a una sfida sempre più importante: riconciliare le esigenze di mobilità degli europei con la protezione della salute e del nostro pianeta. Tutti gli aspetti di questa sfida sono presi in considerazione: promuoviamo veicoli più puliti, rendiamo l’energia da fonti alternative più accessibile e ottimizziamo i nostri sistemi di trasporto.
Le reazioni di Anfia
L’ANFIA, Associazione nazionale filiera industria automobilistica ha accolto positivamente che i nuovi obiettivi siano collegati alla data del 2030, coerentemente con le tempistiche definite dai Capi di Stato UE per l’accordo sul Clima e l’Energia 2030.
Tuttavia, sottolinea ANFIA in una nota, l’introduzione di un target addizionale al 2025 – quindi a distanza di pochi anni dai target 2021 – non dà all’industria tempo sufficiente per le modifiche tecniche e progettuali necessarie. L’Associazione spiega che:
Il target di riduzione delle emissioni al 30% proposto dalla Commissione è troppo oneroso. La filiera automotive italiana considererebbe invece raggiungibile, a costi elevati ma accettabili, un target di riduzione del 20% per le auto. Gli obiettivi di riduzione della CO2 possono dare notevole spinta all’innovazione, ma l’attuale proposta non prende in adeguata considerazione la bassa e frammentata penetrazione sul mercato dei veicoli a propulsione alternativa. Maggiori investimenti in infrastrutture dedicate a ricarica e rifornimento di questi veicoli sono condizione necessaria affinché i consumatori UE possano effettivamente dirottare le proprie scelte di acquisto in questo senso.
L’infrastruttura, fa però notare Anfia, rappresenta solo una faccia della medaglia: l’accessibilità di questi veicoli in termini di costi è un’altra significativa barriera.
Cambiamenti radicali nel mercato dei veicoli ad alimentazione alternativa non possono ovviamente avvenire da un giorno all’altro. Quindi Anfia propone di: Concentrarsi su un target al 2030 è il miglior modo di procedere. Al 2025, invece di introdurre un interim-target, si potrebbe definire una tappa intermedia per valutare i progressi nella riduzione della CO2 in vista dell’obiettivo 2030.
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