È talmente antica la fondazione di Siena che gli studiosi non riescono a stabilire la data del primo insediamento etrusco da cui si è sviluppata la città. La mitologia parla di Senio, figlio di Remo, gemello di Romolo, che riparò sui monti della Tuscia con il fratello Aschio, per fuggire dallo zio fondatore Roma. Altre fonti parlano della fondazione da parte di Brenno, re dei Galli Sénoni.
Siena crebbe come importante crocevia sulla Via Cassia – la strada “consolare” che da Roma porta verso la pianura padana – e visse una vita economica agricola e commerciale in perenne rivalità con Arezzo e Firenze. Quando la via Cassia divenne un importante tratto italico della via Francigena – che univa Canterbury con Roma e, proseguendo verso il Sud, arrivava a Gerusalemme – la città assunse un ruolo rilevante, politico e strategico, nella perenne disputa tra i guelfi e i ghibellini. Fino a diventare, nel 1555, dominio della Firenze dei Medici. A Siena però fu concessa un’importante autonomia che le consentì di svilupparsi in relativa tranquillità rispetto ad altre città italiane, ponendosi in autorevole alterativa culturale ed economica, a Firenze, Roma e Milano, in virtù della sua Università e grazie all’importanza assunta dal denaro del Monte dei Paschi, istituzioni ancora oggi strettamente controllate dalla città.
Siena mantiene ancora ben salda la sua cultura “comunale” e le sue tradizioni. Classico esempio è il Palio, che vede le contrade cittadine (cioè i quartieri) sfidarsi con una sfrenata corsa a cavallo in una sfida sentita dai senesi oltre ogni immaginazione. Non è una semplice attrattiva turistica: il rito del palio, la scelta dei fantini e dei cavalli, i gonfaloni, la gara e la vittoria rappresentano eventi coinvolgenti oggi come in passato.
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Ma Siena non è solo “palio”, sbandieratori, gonfaloni e sfiguranti; è una città con profonda cultura ambientale e grande rispetto per il territorio. Da anni la provincia di Siena ha attivato un progetto di tutela ambientale, denominato “Carbon Free 2015”, con lo scopo di diventare, nel 2015, la prima vasta area con un bilancio di emissioni zero di anidride carbonica (CO2). Alla fine di dicembre, cioè con due anni di anticipo, è stato annunciato che la capacità di assorbimento delle emissioni dei gas serra della provincia è del 102%. Vale a dire: il territorio ha un saldo attivo rispetto a quante emissioni rilascia nell’aria.
Rispetto al disastro ambientale mondiale è un piccolo risultato, ma su un grande obiettivo di generale sostenibilità ambientale, ottenuto grazie all’adozione di precise strategie di riduzione del consumo di carburanti e combustibili fossili, in abbinamento allo sviluppo della produzione di energia da fonti rinnovabili, dall’efficienza energetica degli edifici e da una generale tutela del patrimonio forestale e ambientale. Aggiungendoci una scelta razionale in merito alla mobilità pubblica e privata - che vede la provincia di Siena con un’alta percentuale di veicoli ecologici (GPL, metano) rispetto al totale circolante –, si comprende bene come l’ambizioso progetto porterà risparmi economici, sociali e ambientali di grande rilevanza.
Anche considerando che la provincia di Siena è una delle zone d’Italia dove è più sviluppata la produzione geotermica – da sola copre il 90% del fabbisogno elettrico del territorio – nulla bisogna togliere alla città che era e resta un gioiello artistico, culturale e sociale, ben inserita in una regione come la Toscana, vera eccellenza mondiale enogastronomica che si tutela solo salvaguardando l’ambiente.
Antichi sapori per gusti senza età
La cucina seneseha una ricca tradizione ed è ricca di storia. Presso i numerosi ristoranti in città e nella campagna circostante si possono infatti trovare quei piatti tipici che ci portano alla riscoperta di sapori antichi di cibi semplici, molto vari, sempre molto gustosi spesso offerti in particolari menù di degustazione. Antipasti con salumi e formaggi straordinari preparano il piacere di primi piatti particolari; come ad esempio i Pici – spaghetti molto grossolani, fatti di acqua e farina, senza uova, serviti con sughi di carne o vegetali – oppure le famose zuppe di fagioli e legumi; seguirà un secondo piatto a base di carne chianina o il tipico Peposo, manzo tagliato a piccoli pezzi, cotto senza olio, con vino e pomodoro. Piatto caratteristico di Impruneta, nel Chianti. Lasciate spazio per concludere con il Panforte o i Ricciarielli di tipico sapore medievale. Il tutto ulteriormente valorizzato da un buon vino locale: il robusto Chianti, o il prezioso Brunello di Montalcino.
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