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Dom, Apr
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USA-Cina, taglietto alle emissioni

Ambiente
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I Big assenti dal Protocollo di Kyoto, responsabili del 45% delle emissioni mondiali e finora contrari a tagliare i gas dell’effetto serra annunciano un accordo storico che non potrà in sé risolvere granché ma come ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, «pone le basi per una intesa globale vincolante da raggiungere a Parigi a fine 2015».

Stati Uniti e Cina, dopo mesi di trattative segrete, hanno raggiunto un accordo per diminuire le emissioni di gas serra, con la promessa senza precedenti di Pechino di ridurre l’inquinamento entro il 2030. «Questa è una pietra miliare nelle relazioni Usa-Cina. Mostra cosa sia possibile, quando lavoriamo insieme su una urgente sfida globale», ha dichiarato Obama, a fianco del presidente cinese Xi Jinping.

Gli Stati Uniti hanno fissato un nuovo obiettivo per la riduzione delle proprie emissioni di gas serra tra il 26% e il 28% entro il 2025, rispetto ai livelli del 2005. È un deciso aumento rispetto ai precedenti impegni di Obama, che aveva annunciato un taglio del 17% entro il 2020.

La Cina non ha quantificato il proprio impegno, ma ha fissato un termine al 2030 e annunciato un aumento della condivisione dell’energia derivata da fonti diverse dai combustibili fossili portando la quota delle rinnovabili dal 10 al 20%. È comunque una svolta per il governo cinese, che per la prima volta riconosce politicamente il problema e assume responsabilità. Pechino produce il 30% delle emissioni mondiali, ma solo ultimamente sembra prendere sul serio l’impatto sulla salute e sulla qualità della vita dei cinesi. Le foto della capitale chiusa per smog hanno fatto più volte il giro del mondo. Ora qualcosa può forse cambiare. Forse.

Non si sprecano parole di pace: «Dovremmo espandere le aree dove possiamo e dovremmo collaborare», ha dichiarato Xi Jinping, «i nostri due Paesi hanno grandi interessi nel successo dell’altro – ha affermato Obama – gli Stati Uniti accolgono con favore una Cina pacifica, prospera e stabile». Nonostante le differenze tra Cina e Stati Uniti, Obama ha dichiarato di essersi sentito “incoraggiato” dalla volontà del presidente cinese a superarle attraverso un dialogo costruttivo.

Ma non c’è da stare allegri: i repubblicani – che ora hanno la maggioranza anche al Senato – sono contrari a intese sul clima e per Pechino è più che altro un accordo “politico” che consente alla Cina, responsabile del 29% delle emissioni mondiali, di continuare ad aumentarle per 16 anni.

L’obiettivo di contenere il riscaldamento del pianeta nei due gradi rispetto all’epoca preindustriale diventa impossibile, benché vada saranno tre, due in più di oggi. «L’intesa – osserva Sergio Castellari, responsabile italiano Ipcc, massimo consesso mondiale di climatologi – è buona cosa, ma non permetterà di restare entro i due gradi, che ci garantirebbero da impatti irreversibili, come lo scioglimento dei ghiacci della Groenlandia. Per l’Italia è necessario lavorare all’adattamento ai cambiamenti climatici. Il Mediterraneo è un’area sensibile e vulnerabile, gli eventi estremi di questi giorni ci mostrano che il rischio idrogeologico è un tema sul quale occorre intervenire per evitare i danni attesi».

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