Avvertenza: questo sito utilizza cookie, anche di terze parti. Per ulteriori informazioni o per negare il consenso all'installazione di tutti o di alcuni cookie si veda l'informativa sui cookie.

18
Sab, Mag
Advertisement

Inquinamento delle città: i blocchi non bastano, occorre limitare l’uso dei combustibili più impattanti

Ambiente
Tipografia

Arzà, presidente Assogasliquidi/Federchimica: “Il GPL può essere un rimedio immediato rispetto all’emergenza. L’attuale incentivazione alle biomasse legnose favorisce la diffusione di prodotti altamente inquinanti”

Gli alti valori di particolato atmosferico rappresentano la prima minaccia per la salute in Italia e in Europa, incidendo sulla qualità della vita delle giovani generazioni. Secondo l’ultimo rapporto dell’European Environmental Agency dello scorso novembre infatti il PM2,5 è stato il responsabile primario di 58.600 morti premature in Italia nel 2016, al secondo posto a livello europeo dopo la Germania.

Ma quali sono le misure adottate dalle amministrazioni locali per contrastare il fenomeno?
Gli accordi siglati da Ministero dell’Ambiente con le Regioni per il miglioramento della qualità dell’aria nel Bacino Padano, commenta Assogasliquidi, l’Associazione di Federchimica che rappresenta le imprese del settore GPL e GNL per uso combustione e autotrazione, rappresentano sicuramente passi avanti rispetto al passato, con misure coordinate per limitare le emissioni. Rimangono però forti perplessità soprattutto sul fronte del riscaldamento domestico, che ha il maggiore impatto sulle emissioni di PM2,5 e PM10.


Per l'associazione antichi retaggi culturali e inappropriati interventi normativi in materia di incentivazione fiscale fanno sì che sia ancora incoraggiata la combustione di biomasse, pellet e legna, attraverso l’utilizzo di singoli impianti di riscaldamento domestico di scadente qualità ambientale, ai quali si aggiunge una scarsa (se non assente) manutenzione. Questa fonte energetica è cresciuta del 115% negli ultimi 15 anni.

Coerentemente con il principio secondo il quale l’inquinamento delle città si combatte con una strategia di medio-lungo periodo, la sensibilizzazione dei cittadini, e un’attenta revisione del sistema degli incentivi pubblici per premiare le soluzioni che contrastano le emissioni di polveri sottili, nell’accordo con le regioni del Bacino Padano si vieta l’installazione di nuove stufe a 3 stelle.


E' però consentito l’utilizzo di quelle già esistenti, quando secondo uno studio specifico condotto da "Innovhub–Stazioni Sperimentali per l’Industria", stufe a 3 o 4 stelle che si possono acquistare contando su incentivi pubblici, e per le quali non sono previste verifiche obbligatorie periodiche, producono rilevanti emissioni di particolato con un incremento progressivo centinaia di volte maggiore nelle emissioni, passando dai combustibili gassosi al pellet; e di migliaia di volte maggiore passando dal pellet alla legna.


Basti considerare che 100 gr di polveri sottili vengono prodotti da sole 32 ore di accensione di una caldaia 4 stelle alimentata a pellet (addirittura solo 7 se l’impianto è alimentato a legna) rispetto a circa 46.000 ore di utilizzo di una caldaia alimentata a gas o 20.000 km percorsi da una vettura Euro 5 a benzina.

Andrea Arzà, presidente Assogasliquidi/Federchimica, aggiunge: “Sia sul fronte traffico che su quello dell'uso domestico il GPL può accompagnare il processo di transizione energetica e costituire quindi un rimedio immediato rispetto all’emergenza che ci troviamo ad affrontare. Insistiamo sulla necessità che vengano rapidamente rivisti gli strumenti di incentivazione delle biomasse legnose impiegate negli impianti singoli utilizzati per il riscaldamento casalingo, perché favoriscono la diffusione di prodotti altamente inquinanti. È inoltre necessario prevedere appositi controlli di manutenzione per gli impianti e il divieto di utilizzo degli stessi nel caso di sforamento dei limiti emissivi delle polveri, laddove l’abitazione sia servita da un altro sistema di riscaldamento”.

BLOG COMMENTS POWERED BY DISQUS