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Dom, Mag
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Auto, energia, pandemia e crisi. In bilico

Politica
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Il momento storico è di quelli che si fanno sentire. La pandemia sta mettendo  a dura prova il sistema economico mondiale

 

e molte categorie sono  fortemente penalizzate. Il 2020, atteso come l’anno che avrebbe potuto vedere una ripresa, è stato travolto dall’emergenza Covid: la nuova ondata ha travolto i segnali positivi riscontrati dopo l’estate. Ci troviamo in bilico tra la sfiducia e le necessità di guardare al futuro.
Il mercato dell’auto langue, tanto che le associazioni di categoria Anfia (Associazione nazionale filiera industria automobilistica), Federauto (Federazione italiana concessionari auto) e Unrae (Unione nazionale rappresentanti veicoli esteri) hanno diramato un comunicato congiunto per chiedere aiuto: gli incentivi già finiti
fanno crollare gli ordini del settore automotive, pilastro fondamentale dell’economia italiana. Senza un intervento consistente sul 2021 il settore affonda.
A chiedere incentivi per l’after market GPL e metano è invece Assogasliquidi, associazione di Federchimica che rappresenta a livello nazionale le imprese produttrici, importatrici e distributrici di GPL (gas di petrolio liquefatto) e GNL (gas naturale liquefatto) per uso combustione ed autotrazione.
La proposta per la Legge di Bilancio è di stanziare per tre anni 600 € per la conversione a GPL e 900 € per quella a metano di auto benzina e diesel Euro 4 e 5 con un onere netto di 145 milioni.
Misure che darebbero impulso al mercato e al contempo guardano a un futuro più green, in linea con la consultazione pubblica avviata dal Governo della Strategia nazionale sull’idrogeno (24 novembre - 21 dicembre), che arriva dopo la presentazione del piano europeo sul tema (v. Ecomobile n. 143).

L’Italia – dichiara il Ministro dello Sviluppo Economico Patuanelliè tra i primi Paesi che hanno creduto nell’idrogeno come vettore energetico pulito del futuro, in grado di accelerare il processo di decarbonizzazione verso un modello di sviluppo ecosostenibile. Questo ha permesso ai ricercatori e alle aziende italiane di acquisire un vantaggio in termini di capacità e conoscenze sull’idrogeno, che consente al nostro Paese di avere un ruolo centrale nella definizione dei piani europei di investimento previsti per lo sviluppo della produzione e utilizzo dell’idrogeno. L’Italia si candida a diventare l’hub del Mediterraneo per la produzione, il trasporto e lo stoccaggio di idrogeno verde.

 STRATEGIA NAZIONALE SULL’IDROGENO
Una prima fase della strategia con obiettivo al 2030 sarà focalizzata sui settori in cui è possibile produrre e utilizzare l’idrogeno localmente, a partire dagli impianti
esistenti, e facilitarne l’utilizzo in nuove applicazioni come il trasporto ferroviario grazie alla sostituzione dei treni diesel nelle tratte non elettrificabili.
Verso il 2050 si prevede che l’idrogeno rinnovabile raggiungerà una maturità tale da consentirne l’utilizzo più deciso anche in altri settori dell’industria e dei trasporti.
La realizzazione della strategia – sottolinea una nota del Mise porterà benefici in termini di filiera in nuovi settori industriali e tecnologici (in particolare elettrolizzatori, celle a combustibile e componentistica) determinando importanti effetti positivi sulla crescita dell’economia, con impatti positivi anche dal punto di vista occupazionale nelle diverse fasi di progettazione, costruzione e operatività degli impianti.

 

ANFIA, FEDERAUTO E UNRAE CHIEDONO NUOVI INCENTIVI
Il mercato è fermo, l’emergenza sanitaria e l’esaurimento degli incentivi hanno fatto crollare gli ordini delle auto – flessioni tra il 50 e il 70% – e riportato il settore in profonda crisi.
Le misure adottate in estate hanno favorito una ripresa dei consumi, ma non solo: il numero delle rottamazioni a partire dall’entrata in vigore è cresciuto in maniera esponenziale, confermandone l’efficacia anche sotto il profilo ambientale. È stato quindi possibile sostenere la ripresa economica del settore auto intervenendo contestualmente con forza sul ricambio del parco circolante a beneficio dell’ambiente.
Le associazioni hanno evidenziato le conseguenze della crisi anche con i numeri: senza un forte sostegno per il 2021 è a rischio il 10% del PIL e una parte ingente degli 80 miliardi di gettito fiscale che l’automotive garantisce ogni anno all’Erario dei quali lo Stato ha disperato bisogno, senza contare le migliaia di posti di lavoro che si perderanno e che si dovranno sostenere con ulteriore cassa integrazione.

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