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Thu, Apr
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Qualche auto sotto l’albero

Market
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Merito degli italiani, non di Babbo Governo
Tra il 2007 ed il 2013 le immatricolazioni di auto in Italia hanno subito un calo di ben il 48%. La causa non è da ricercarsi in una disaffezione degli italiani dall’automobile, che, anzi, come vedremo più avanti, all’automobile restano affezionatissimi, ma nella gravissima crisi che ha colpito l’economia mondiale a partire dal 2008 e che in Italia e, in generale nella fascia meridionale della zona euro, è stata resa ancora più dura dalle ottuse politiche di austerity di Bruxelles (ma sarebbe più corretto dire di Berlino).

Nel dicembre 2013, dopo ben 42 cali mensili, la tendenza delle immatricolazioni in Italia si è invertita. Il confronto con lo stesso mese dell’anno precedente è diventato positivo. Non si è però delineata subito una ripresa degna di questo nome, ma soltanto un rimbalzo tecnico. Verso la metà dell’anno sono comparsi però segnali che hanno trasformato il rimbalzo in una ripresa sia pur modesta, anzi modestissima.

Un primo segnale positivo è venuto dai consumi di benzina e gasolio che, dopo un calo tra il 2007 e il 2013 del 20,9%, in settembre e ottobre hanno ripreso a crescere. Su questo fenomeno ha inciso la diminuzione dei prezzi del carburante, ma in ogni caso vi è stato un aumento del traffico: anche le rilevazioni Aiscat per i primi 10 mesi segnalano un incremento ancora modesto (+0,7%), ma significativo dei transiti in autostrada.

Un altro dato positivo nella seconda metà del 2014 è l’aumento delle immatricolazioni a privati . È un dato importante perché l’inversione di tendenza del dicembre 2013 era stata determinata soprattutto da una ripresa delle vendite di auto aziendali. Nella seconda metà del 2014 è tornata invece sul mercato anche una quota crescente di acquirenti privati.

Come ulteriore segnale positivo a partire da settembre case automobilistiche e concessionari hanno intensificato l’impegno in termini di pubblicità e promozione vendite, ottenendo maggiori ordini e maggiori immatricolazioni. Questa tendenza positiva, secondo il Centro Studi Promotor ma anche secondo la maggior parte delle case auto, dovrebbe continuare nel 2015 e così il mercato, che chiuderà il 2014 con circa 1.360.000 immatricolazioni ed una crescita del 4,33% sul 2013, nel 2015 chiuderà il suo bilancio a quota 1.430.000 immatricolazioni con un incremento del 5,15%. Certo, si tratta di livelli ancora estremamente lontani, sia da quelli antecrisi, sia da quelli minimi (1.830.000 immatricolazioni all’anno) necessari per mantenere invariata la consistenza e l’anzianità del parco auto. In ogni caso l’auto dovrebbe aver cominciato a risalire la china.

Come è possibile che questo si verifichi se il quadro dell’economia è ancora estremamente cupo? Se cioè, a fine 2014 rispetto ai livelli antecrisi il PIL è inferiore del 9,4% e la produzione industriale del 26%? Se la disoccupazione è salita al 13,2% ed il clima di fiducia delle imprese e dei consumatori non è certo in crescita? E, se ancora, il Paese è entrato in deflazione? La spiegazione, secondo il Centro Studi Promotor, sta nel fatto che gli italiani dell’automobile non vogliono (e non possono) fare a meno. I numeri sull’evoluzione del parco circolante nei sette anni di passione che ci lasceremo alle spalle il 31 dicembre 2014 lo dimostrano con chiarezza. Gli italiani hanno comprato molte meno automobili, ma il parco circolante ha continuato a crescere fino al 2011, toccando quota 37.133.000 unità. Vi sono poi state marginali contrazioni nel 2012 (–35.000) e nel 2013 (–115.000), ma nei primi dieci mesi 2014 il parco circolante è tornato a crescere (+91.000). In sintesi, la gente non compra l’auto, ma non la abbandona, e questo anche perché non ha alternative: l’82,7% degli spostamenti motorizzati avviene in auto e il trasporto pubblico ha tagliato le linee, ha aumentato le tariffe e ha peggiorato i servizi. Naturalmente questa situazione ha determinato un forte aumento dell’età media delle auto circolanti che è passata dal 2007 al 2013 da 7 anni e 6 mesi a 9 anni e 9 mesi. Ed è proprio questa situazione che sta costringendo e costringerà nel prossimo futuro una quota crescente di automobilisti a comprare nuove auto, per rimpiazzare le veterane che non rispondono più alle cure dei meccanici e vanno necessariamente rottamate. È evidente, tuttavia, che la domanda di sostituzione “obbligatoria” può determinare una piccola crescita delle immatricolazioni, ma non certo la ripresa necessaria per riportare il mercato dell’auto italiano alla normalità. Perché questo avvenga deve ripartire l’economia.

Che cosa è successo nei sette duri e lunghi anni di crisi che ci lasciamo alle spalle nel comparto delle alimentazioni ecologiche? Nel 2007 la quota delle auto a metano, a GPL, ibride, elettriche e ad etanolo era del 3,30%. Nei primi undici mesi del 2014 questa quota è salita al 15,8% regalando all’Italia il primato assoluto in Europa. E la bella notizia nella bella notizia è che il merito è soprattutto di metano e GPL che, nell’ambito delle alimentazione ecologiche, hanno oggi in Italia una quota del 90%. E se in Europa i Paesi che danno compiti a casa agli altri incominciassero (oltre che a fare i loro compiti a casa) ad imitare alcune delle eccellenze del nostro Paese che, come dimostrano i dati che abbiamo citato, non mancano neppure nel settore dell’auto?

Gian Primo Quagliano - Presidente di Econometrica e Centro Studi Promotor

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