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Sab, Apr
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Stati Generali della Green Economy, Edo Ronchi: “La green economy italiana è vitale”

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Si è conclusa a Rimini a Ecomondo la due giorni verde degli Stati Generali della Green economy 2018. L’evento organizzato dal Consiglio Nazionale della Green Economy con il supporto della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, in collaborazione con il Mistero dell’Ambiente ed il patrocinio del Ministero dello Sviluppo Economico e la Commissione europea, ha rappresentato l’occasione per il mondo istituzionale, imprenditoriale e civile per confrontarsi sul tema della green economy divenuta ormai un percorso attuale e urgente per rilanciare l’economia in Italia.

Record di numeri per la VII edizione. Circa 80 relatori italiani ed internazionali, 3.000 le presenze, con una grande partecipazione anche durante le sessioni tematiche di approfondimento e consultazione che hanno visto la partecipazione di oltre 50 organizzazioni di impresa e consorzi che hanno avanzate proposte per sostenere l’affermazione della green economy in Italia.

Anche quest'anno grande partecipazione tramite i canali social al dibattito degli Stati Generali della Green Economy. Su Twitter circa 1.600 tweet con l'#statigreen18, oltre 350 utenti coinvolti nella discussione, con un’audience potenziale di quasi 700.000 profili (oltre 10 milioni di impressions, visualizzazioni nella timeline). Nella giornata del 6 novembre, durante l'intervento del ministro Costa, l'#statigreen18 è rientrato tra i trending topic italiani. Bene anche il live streaming dalla pagina Facebook dell'iniziativa: la diretta delle sessioni plenarie ha già superato le 1.000 visualizzazioni.

“La grande partecipazione agli Stati Generali della Green economy 2018 conferma la vitalità della green economy italiana – ha sottolineato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – Ora ci aspettiamo che la politica sappia interpretare questa forte spinta e contribuisca con scelte normative adeguate, a partire dall’urgente ridefinizione dell’end of waste”.

Tra le figure istituzionali che hanno partecipato agli Stati generali Green, Sergio Costa, Ministro dell’Ambiente, Davide Crippa, Sottosegretario Ministero sviluppo economico e Michele Dell’Orco, Sottosegretario, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

Dai lavori sono emersi alcuni trend mondiali. Innanzitutto è stato messo in evidenza che la priorità ambientale internazionale del clima non sta seguendo una traiettoria positiva. Nel 2017 a livello globale si è verificato un aumento inatteso delle emissioni di carbonio dalla combustione di fossili per fini energetici dell’1,5%, non promette bene neanche il 2018 e agli attuali ritmi diventa sempre più difficile non compromettere l’Accordo di Parigi. Eppure le cause dei cambiamenti climatici sono evidenti: la biodiversità si riduce, aumentano gli eventi estremi e i migranti climatici nel solo 2016 hanno rappresentato ben il 76% dei 31 milioni di sfollati.

Notizie preoccupanti arrivano soprattutto dalla Cina dove, nonostante gli ambiziosi programmi sulle rinnovabili (probabili 200GW di solare per il 2020) si continua a bruciare carbone tanto che nel 2017 le emissioni di carbonio sono aumentate del 3,5% e nel primo trimestre 2018 sono salite del 4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Ma questi trend negativi internazionali, sostengono agli Stati Generali Green, potranno essere superati se gli obiettivi ambientali marceranno insieme con lo sviluppo tecnologico e l’innovazione.
Per Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, “questo aumento delle emissioni di carbonio dopo tre anni di stabilità o diminuzione lancia un segnale preoccupante, soprattutto rende sempre più stretta la finestra per tener fede all’ accordo di Parigi che ha disegnato la traccia dell’impegno necessario per tutto il ventunesimo secolo”. Accanto all’aumento delle emissioni di carbonio si registra anche un dato positivo: nonostante le difficoltà le energie rinnovabili sono globalmente in aumento.

E l'occupazione? L'Unep afferma che la green economy è un generatore netto di posti di lavoro decorosi (decent), salari adeguati, condizioni di lavoro sicure, sicurezza del posto di lavoro, ragionevoli prospettive di carriera e diritti per i lavoratori Secondo uno studio americano le energie rinnovabili e i settori a basse emissioni di carbonio generano più posti di lavoro per unità di energia prodotta rispetto al settore dei combustibili fossili ma quello che colpisce di più dell’analisi è la grande variazione nell’efficienza della creazione di posti di lavoro a parità di investimenti. Nel 2017, il solare fotovoltaico ha segnato un anno record con l’occupazione aumentata dell'8,7% e concentrata in un piccolo numero di Paesi. L’ industria eolica impiega 1,1 milioni di persone a livello globale, nei biocarburanti l’occupazione è stimata in 1,93 milioni con un aumento del 12%. E’ chiaro che questi cambiamenti globali implichino differenze settoriali e regionali a maggior ragione nel momento in cui la realizzazione di nuovi posti di lavoro in un settore come quello delle rinnovabili comporterà un perdita di occupazione nei fossili. Si stima infatti che la creazione netta di 18 milioni di posti di lavoro prevista al 2030 è il risultato di circa 24 milioni creati e di circa 6 milioni persi.

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