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Sab, Apr
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Idrogeno: iIl Politecnico di Torino partecipa al progetto Nomah

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Il progetto NoMaH -Novel Materials for Hydrogen Storage - coordinato dall’Università della Calabria e a cui partecipano Politecnico di Torino, Politecnico di Bari, Alma Mater Studiorum di Bologna e Rina Consulting - è risultato al primo posto nella graduatoria delle  proposte ammesse al finanziamento del ministero della Transizione ecologica (Mite) che riguardano l’area tematica delle Tecnologie innovative per lo stoccaggio e il trasporto dell’idrogeno e la sua trasformazione in derivati ed e-fuels nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza PNRR.

Il ruolo del Politecnico di Torino

Il Politecnico di Torino prende parte al team di progetto con il Dipartimento Energia DENERG, il Centro Interdipartimentale sull’energia ‘Energy Center Lab’ e il gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia DISAT coordinato dal professor Alessandro Monteverde per sviluppare un nuovo reattore compatto per il cracking dell’ammoniaca con lo scopo di decentralizzare la produzione d’idrogeno. Per il DENERG, il professor Andrea Lanzini e il dottor Francesco Demetrio Minuto metteranno a punto lo scale-up di un sistema ibrido di stoccaggio dell’idrogeno basato su matrici solidi, e il suo potenziale di applicazione in applicazioni stazionarie civili e industriali.


Ricerca e sviluppo al centro


L’obiettivo principale del progetto NoMaH, che beneficia di un del quale il finanziamento che supera i 3 milioni di euro, è quello di stimolare la produzione e il consumo di idrogeno attraverso la ricerca e lo sviluppo di nuove soluzioni tecnologiche per il suo stoccaggio.
In questo modo si , la quale intende quindi rispondere alle reali esigenze energetiche dei piccoli distretti produttivi e delle “comunità energetiche”, associazioni e imprese che puntano alla produzione di energia “a chilometro zero”.
Il gap tra le tecnologie esistenti per l’accumulo di idrogeno e i requisiti di sicurezza, flessibilità, compattezza e sostenibilità ambientale richiesti per il suo utilizzo è ancora enorme. Per ridurlo, il progetto prevede l’adozione di un approccio multidisciplinare che permetterà di sviluppare nuovi materiali e dispositivi per realizzare sistemi ibridi di accumulo di piccola e media dimensione, in grado di operare in condizioni tali da rendere minimi i costi energetici e i problemi legati alla sicurezza del loro utilizzo.

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