Una vicenda che ci accompagnerà ancora a lungo quella dello scandalo Volkswagen. Dopo che l’imbroglio è divenuto di pubblico dominio a settembre, i colpi di scena si sono succeduti uno dopo l’altro.
Dieselgate, fatti, misfatti e conseguenze
Coinvolti anche veicoli a benzina e nuovi diesel 3.0
Intanto l’Italia dimostra la consueta efficienza: pagheremo 8 milioni per mille controlli a campione (8mila euro l’uno)
Volkswagen dopo le accuse giunte dagli USA il 18 settembre sulle emissioni dei veicoli venduti in America, dove le regole sono più stringenti rispetto all’Europa, ha ammesso di avere eluso i test di inquinamento sui diesel venduti tra il 2009 e il 2015. Coinvolte 480.000 vetture (3% del circolante), con rischio multa di ben 18 miliardi.
L’imbroglio al popolo della vettura del popolo
Proseguono le indagini in Europa e negli USA: sembrano coinvolti anche i motori benzina e altri costruttori
Già nei primi mesi del 2014 la sezione europea dell’organizzazione indipendente no profit International Council on Clean Transportation (ICCT) conduce test in laboratorio e su strada su tre modelli con motore diesel: le nuove Volkswagen Jetta e Passat e la Bmw X5.
In Italia va a gas il 7,76% delle auto. + 117% in 10 anni
Le vetture a benzina più inquinanti sono quasi il 59% del circolante.
Consorzio Ecogas: molte possono essere trasformate a gas per ridurre l’impatto ambientale.
In Europa l’Italia ha il parco auto a GPL e metano più rilevante, che rappresenta nel 2014 il 7,76% del circolante, contro il 7,35 del 2013.
2015, cominciamo con il segno +
Bene le ecologiche, in crescita del 20%
Il mercato dell’auto è partito in positivo, a gennaio le immatricolazioni sono state 131.185, +10,9% rispetto allo stesso mese del 2014.
Qualche auto sotto l’albero
Merito degli italiani, non di Babbo Governo
Tra il 2007 ed il 2013 le immatricolazioni di auto in Italia hanno subito un calo di ben il 48%. La causa non è da ricercarsi in una disaffezione degli italiani dall’automobile, che, anzi, come vedremo più avanti, all’automobile restano affezionatissimi, ma nella gravissima crisi che ha colpito l’economia mondiale a partire dal 2008 e che in Italia e, in generale nella fascia meridionale della zona euro, è stata resa ancora più dura dalle ottuse politiche di austerity di Bruxelles (ma sarebbe più corretto dire di Berlino).