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Ven, Apr
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Dieselgate, si gonfia o si sgonfia?

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Una vicenda che ci accompagnerà ancora a lungo quella dello scandalo Volkswagen. Dopo che l’imbroglio è divenuto di pubblico dominio a settembre, i colpi di scena si sono succeduti uno dopo l’altro.

Ripercorriamoli. Il 18 settembre si scopre che le emissioni reali degli NOx (ossidi di azoto) di 480.000 auto diesel vendute negli Stati Uniti sono molto più alte di quelle dichiarate. Nel giro di pochi giorni i veicoli coinvolti sono 11 milioni, commercializzati praticamente in tutto il mondo. Oltre 700mila in Italia, dal diesel 2.0 TDI EA 189 Euro 5 si è passati a diversi altri motori, installati su vari modelli delle varie marche del gruppo. Nel frattempo vengono sostituiti i vertici del colosso tedesco, arrivano il nuovo ceo Matthias Müller e il nuovo presidente Hans Dieter Pötsch. Ma già a novembre sono emersi nuovi problemi, a partire dall’ammissione di Volkswagen circa irregolarità anche riguardo a consumi ed emissioni di CO2 (che per l’anno/modello 2016 non riguarderebbero l’Italia) con conseguenti problematiche fiscali (anche se questo capitolo appare già ridimensionato). Poi complicazioni economiche e fiscali e coinvolgimento di altre case.

FISCO BEFFATO – La procura di Braunschweig, città nei pressi del quartier generale VW a Wolfsburg, starebbe indagando su evasioni fiscali, legate alle emissioni di CO2: la casa avrebbe ricevuto incentivi che non sarebbero stati accordati se si fosse saputo quali erano i livelli reali di inquinamento. Problema più ampio: quasi tutti i Paesi europei commisurano alcune tasse autombilistiche proprio in ragione della CO2. Ciò potrebbe scatenare ulteriori sanzioni, tanto che Müller ha scritto ai ministri delle Finanze di tutti i 28 Paesi Ue, assicurando che il gruppo Volkswagen garantirà il conguaglio di eventuali maggiori tasse. È però del 9 dicembre un comunicato della casa che precisa come in seguito a indagini interne e controlli delle misurazioni, sia ora chiaro che quasi tutte le vetture prese in esame hanno i valori dichiarati di CO2 in regola. Da 800mila, i veicoli con scostamenti (minimi) nei valori risulterebbero essere invece 36mila e riguarderebbero 9 versioni della marca Volkswagen, tutti Euro 6.

AUDI E PORSCHE – Audi ha riconosciuto che anche i diesel da 3 litri hanno subito la manipolazione dei dati delle emissioni e ha confermato che sarà oggetto di revisione il software installato sul V6 TDI 3.0. Secondo il Financial Times altre 85 mila auto coinvolte. Porsche a inizio novembre aveva ordinato di interrompere la vendita di Cayenne diesel in USA: i Suv implicati sarebbero 13.000 e non 3.000: le verifiche sono state estese alle vetture prodotte dal 2013. A inizio dicembre perquisizioni della Guardia di Finanza di Padova nella sede Porsche Italia e nelle abitazioni di alcuni dirigenti.

FRONTE FINANZIARIO – Volkswagen ha tagliato gli investimenti, anche se non drasticamente: le spese in conto capitale nel 2016 non supereranno i 12 miliardi, 1 in meno della media del recente piano quinquennale 2015-2019, ma più degli 11,5 spesi nel 2014. Somme che non comprendono l’attività di ricerca e sviluppo. Il 1° dicembre l’agenzia Standard & Poor’s ha nuovamente tagliato il rating, da A– a BBB+, con outlook negativo, a fronte delle carenze nel management, nella governance e nell’ambito generale della gestione dei rischi. Fitch fin dall’inizio di novembre aveva declassato il rating del debito a lungo del gruppo Volkswagen da A– a BBB+ con outlook negativo.

ACCANTONAMENTI, RATING E ASSET – A fine novembre Volkswagen ha confermato i 6,7 miliardi di accantonamenti per far fronte al diselgate e coprire i costi di richiamo, almeno fino a quando non verranno quantificati in modo più preciso richieste di danni e risarcimenti. Per Moody’s il costo totale potrebbe arrivare, nella peggiore ipotesi, a 31 miliardi. È infatti del 4 dicembre il prestito ponte di 20 miliardi della durata di 12 mesi da un pool di 13 banche guidato da Citi e UniCredit, che verrà utilizzato come cuscino di liquidità finché non saranno più chiari costi e tempi dello scandalo. Può succedere di tutto. Ad esempio il 26 novembre la Corea del Sud ha ordinato a Volkswagen il ritiro di 125.500 veicoli diesel e le ha inflitto 12,3 milioni di dollari di multa. Se non potrà rimborsare i 20 miliardi, Volkswagen potrà vendere alcuni asset: secondo gli esperti, potrebbero essere Man e Bentley, od anche Lamborghini e Ducati. Un segnale positivo per il gruppo è quello conseguente al ridimensionamento dell’affaire CO2: l’impatto negativo sugli utili, inizialmente previsto attorno ai 2 miliardi di Euro, non è stato confermato. Se vi sarà un lieve impatto economico, dipenderà dai risultati delle nuove misurazioni.

I RIMEDI – Il 25 novembre il Gruppo ha comunicato di avere presentato all’Autorità Federale per i Trasporti tedesca (KBA) le soluzioni tecniche specifiche per i motori EA 189 interessati, 1.6 e 2.0 litri. Per i diesel due litri è sufficiente in Europa un aggiornamento del software (intervento di circa mezz’ora), per quelli 1.6 litri è necessario un filtro aria aggiuntivo (circa 1 ora). Per i 1.200 cc una soluzione è prevista a breve, potrebbe essere sufficiente un aggiornamento software. Annunciata la sospensione per tutto il 2016 della scadenza di garanzia, per non gravare i clienti di costi aggiuntivi. I richiami per l’aggiornamento tecnico dovrebbero partire da gennaio fino a tutto il 2016. Negli Usa Volkswagen offrirà voucher e buoni acquisti per 1.000 dollari e assistenza stradale gratis. 

LE VENDITE DI NOVEMBRE – Dopo i primi dati sulle vendite nei vari Paesi arrivati alla spicciolata, in un comunicato il gruppo riassume la situazione. Nei primi undici mesi dell’anno consegnati in tutto il mondo più di 9,10 milioni di veicoli, di cui 833.700 a novembre. Mese che vede impulsi positivi da Germania (+4,4%), Spagna (+15,3%) e Italia (+16,5%). Invece la situazione in Russia (–34,6%) rimane tesa, come negli Stati Uniti (–15,3%) e nell’America del Sud (–42,2%), soprattutto per effetto del mercato in Brasile (–51,0%). Crescita nella regione Asia Pacifico (+4,6%), grazie principalmente alla Cina (+5,5%). Brutte notizie dal mercato inglese, non citato nella nota: –20% per Volkswagen, –4 per Audi, –23 per Seat e –10 per Skoda. In Francia, dove le immatricolazioni di auto nuove sono aumentate dell'11,3% rispetto al corrispondente mese del 2014, Volkswagen ha segnato un rialzo del 4,4%.

LE ALTRE CASE – Ancora nulla di eclatante. Il gruppo ambientalista tedesco Duh annuncia che le emissioni di ossidi di azoto di alcuni modelli diesel prodotti da Renault sarebbero ben superiori ai limiti: test condotti dall’università di Berna mostrerebbero che le emissioni del modello Renault dCi Espace 1.6 sono fino a 25 volte l’attuale limite Euro 6. Sul caso Volkswagen si è espresso anche Sergio Marchionne: non è un problema solo tedesco… è un ambiente che sta diventando ancora più complesso e l’Europa deve creare uno standard comune, un sistema di valutazione e compliance che sia uguale per tutti. Il 17 novembre, la Corte d’Appello di Torino ha dichiarato ammissibile la class action contro Fiat per consumi auto inferiori rispetto a quelli dichiarati dalle prove di laboratorio e dai test di Altroconsumo effettuati sul modello Panda. Ma the business must go on: Seat annuncia 100 nuove assunzioni, la nuova Golf GTI Clubsport viene lanciata sul mercato a inizio 2016 per il suo 40° compleanno, da gennaio anche la nuova Seat Ibiza Cupra. Audi ha pubblicato i prossimi appuntamenti con l’elettrificazione ed è ordinabile la Audi RS 6 Avant Performance.

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