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Fri, Apr
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Green economy e auto a gas, si può fare

Politics
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Degani: una soluzione in linea con gli obiettivi dell’Europa
Come rappresentante del ministero dell’Ambiente è fondamentale sottolineare il basso impatto ambientale di questa tecnologia perché sono convinta che gli obiettivi ambiziosi che l’Europa vuole raggiungere al 2030 hanno un senso se ispirati ad un progressivo impegno in termini di innovazione tecnologica.

È quanto ha affermato il sottosegretario all’Ambiente Barbara Degani intervenendo, a proposito di auto a gas, nel corso della presentazione del rapporto Green economy e veicoli stradali: una via italiana realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – in collaborazione con Consorzio Ecogas e Assogasliquidi Federchimica – tenutasi a Roma presso la Sala della Protomoteca in Campidoglio lo scorso 16 dicembre.

Per il sottosegretario la materia unisce tre temi che possono essere considerati punti di partenza fondamentali per un’azione politica ed economica per portare il Paese fuori dalla palude della recessione: green economy, il futuro dell’industria manifatturiera italiana e delle politiche industriali, il ruolo delle istituzioni chiamate ad un impegno straordinario per semplificare normative e procedure e rilanciare l’economia.

Il ministero – ha spiegato Degani – ha promosso anche azioni finalizzate alla progressiva espansione dell’utilizzo di metano e GPL; negli anni ha concesso cofinanziamenti per circa 75 milioni a favore di regioni, comuni, e cittadini attraverso specifici programmi.

E sugli ecoincentivi: Un tema controverso dal punto di vista fiscale, come ministero dell’Ambiente, similmente all’ecobonus in edilizia, ci vede fortemente convinti.

Affermazioni positive, sebbene il momento attuale non lasci molte speranze in tema di aiuti concreti per le promozione di GPL e metano, che rimangono in ogni caso le tecnologie a basso impatto ambientale più adatte e pronte per dare un contributo immediato.

La mobilità sostenibile è infatti uno dei cardini della green economy. Il miliardo di veicoli del mondo, affermano i promotori della ricerca, sono responsabili dei consumi del 28% di energia e di un quarto delle emissioni di CO2. Soluzioni tecnologiche alternative possono aiutare la transizione verso le emissioni zero e l’auto a gas, tecnologia made in Italy, è uno dei possibili volani di sviluppo, con importanti ricadute economiche e occupazionali.

L’analisi della Fondazione parte dai numeri, che indicano chiaramente che GPL e metano per auto hanno un mercato che, se opportunamente alimentato, può ulteriormente espandersi. Negli anni della crisi, mentre le auto tradizionali hanno conosciuto un drastico calo delle immatricolazioni, quelle a gas hanno continuato a crescere (tra il 2011 e il 2012 le immatricolazioni sono quasi triplicate passando dal 5,55 al 13%) e nel 2013 la quota di mercato è arrivata al 14,1% (8,9 il GPL e 5,2 il metano). Il circolante a gas in Italia è in termini assoluti il più rilevante d’Europa (il 76,8% del parco europeo per le auto a metano e il 26% per quelle a GPL). In Italia oltre a Fiat c’è una piccola e grande industria dell’auto a gas, che va dalla produzione di impianti per la conversione a GPL e metano, con una rete di trasformazione e assistenza di più di 6.000 officine, al rifornimento stradale (più di 3.000 distributori di GPL e 1.000 di metano).

Aspetti sottolineati anche da Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, che nel presentare i risultati della ricerca ha dichiarato: Le auto a gas sono una delle tecnologie ponte a basso impatto ambientale che può ridurre l’inquinamento dell’aria nelle città, e non solo, può far bene all’occupazione e all’economia. In Italia c’è una filiera di imprese che ci rende leader nel mondo e che può crescere. Un caso esemplare di green economy dove miglioramenti ambientali producono vantaggi economici e occupazionali.

Come già anticipato nell’editoriale dello scorso numero, le ricadute economiche ed occupazionali di uno sviluppo dell’auto a gas determinerebbero maggiore valore aggiunto (fino a +3,9 miliardi) e occupazione (fino a 66 mila posti di lavoro a tempo pieno nel 2030) rispetto a quanto accadrebbe se invece fossero premiate le motorizzazioni diesel e benzina.

Quindi tutto bene? Non proprio, servono interventi normativi per agevolare il processo di diffusione e contrastare la crisi, che ha colpito anche il settore gas per auto.

Le autovetture a GPL e metano in Italia sono più di 2 milioni e 700 mila – ha dichiarato Alessandro Tramontano, Presidente del Consorzio Ecogas – oltre il 7% del circolante. Numeri che potrebbero essere molto più importanti, a tutto vantaggio dell’ambiente e dell’occupazione, con la ripresa di politiche di incentivazione. Negli anni scorsi le immatricolazioni a gas sono arrivate a toccare il 21% del mercato e le trasformazioni sono state anche 270.000 all’anno, mentre nel 2014 ci siamo fermati purtroppo a non più di 100.000 unità.

Al momento non si vedono luci in fondo al tunnel, gli incentivi statali sono finiti e si può fare affidamento solamente sull’iniziativa delle amministrazioni locali, nonostante le sollecitazioni che arrivano anche dall’Europa.

Sono molti gli stimoli – afferma Francesco Franchi, Presidente Assogasliquidi – che l’Europa ci offre per la promozione dell’uso delle auto a gas, a partire dalla recente Direttiva Europea sui carburanti alternativi che prevede l’obbligo, da parte di ogni Stato, di redigere un programma nazionale che comprenda politiche di sviluppo a favore di questi carburanti. L’Italia deve fare la sua parte, a maggior ragione come Stato membro leader nel settore. Dobbiamo cogliere questa opportunità di sviluppo sostenibile e di crescita economica.

La ricerca si è concentrata anche sull’individuazione di quali tipologie di interventi siano più utili per l’espansione del circolante a gas. La chiave starebbe nella fiscalità ecologica dei carburanti e delle autovetture.

Si ritiene necessario mantenere la attuale tassazione applicata ai carburanti gassosi.

Per i veicoli si suggerisce di estendere a tutto il territorio nazionale la normativa oggi applicata a discrezione delle regioni, esentando i mezzi a gas dal pagamento del bollo per 5 anni. Il mancato gettito potrebbe essere coperto dalla revisione in chiave ecologica delle tasse sulle auto più inquinanti. Infine un patto per l’occupazione verde che coinvolga tutta la filiera di settore e che preveda una valutazione periodica – secondo parametri condivisi – degli effetti sul livello occupazionale conseguente alla maggior vendita di automobili e componentistica a gas.

La misura che avrebbe l’impatto più immediato è certamente quella relativa al bollo auto, che per il momento risulta rimandata a non si sa bene quando, dopo la bocciatura della proposta dell’On. Daniele Capezzone nell’ambito della legge di stabilità.

Proprio pochi giorni prima del convegno di presentazione dello studio, infatti, era giunta notizia della richiesta del Governo di riesaminare il provvedimento in Commissione Finanze.

 

+ gas + ambiente

In uno scenario di elevata diffusione delle auto a gas in Italia da oggi al 2030, dovuta sia ad acquisto di nuove auto sia ad interventi di trasformazione in after market, si avrebbe una riduzione di 3,5 milioni di t CO2, 67 t di particolato e 21 mila t di ossidi di azoto. La riduzione di particolato prevista al 2030 equivale alle emissioni che sarebbero generate in un anno da 4 milioni di vetture diesel. Per migliorare le prestazioni ambientali delle auto a gas ci sono promettenti sviluppi nel campo delle alimentazioni ibride (GPL-elettrico e metano-elettrico) oltre a sistemi dual fuel metano-gasolio o GPL-gasolio, per non parlare delle prospettive legate al biometano.

 

Bollo, Capezzone per ora non ce la fa

In sintesi, con la proposta Capezzone, chi acquista un’auto nuova non paga il bollo auto per ben tre anni (addirittura 5 anni, in caso di auto green). Trascorso questo tempo, varrebbe la logica del più inquini, più paghi con una tassa commisurata alle emissioni. In più, in questo secondo caso solo per i veicoli green, si farebbe salire al 40% il livello di deducibilità per le auto aziendali. Si tratta di misure liberali, pro-consumatori, che possono dare ossigeno al settore auto – ha dichiarato l’On. Capezzone all’indomani della bocciatura del suo emendamento alla legge di stabilità – il provvedimento, che peraltro è in grado di generare gettito (grazie all’aumento delle vendite e quindi del gettito Iva), è comunque coperto, anzi copertissimo (avendo peraltro io fornito al Governo non solo una, ma diverse ipotesi di copertura). Ora il Governo ci chiede un approfondimento tornando in Commissione Finanze: e comunque accolgo l’impegno assunto più volte con me, e oggi (11 dicembre, ndr) ribadito in Aula, dal viceministro Casero a lavorare insieme per arrivare al traguardo.

 

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